Progetto
"La
discriminazione etnica nel lavoro pubblico e privato:
monitoraggio del fenomeno ed effettività delle tutele"
Relazione
finale dell' Osservatorio Provinciale per l'Immigrazione di
Lecce-Brindisi
Interviste
e testimonianze di immigrati
~
Brindisi
09-11-07
Moderatore
A., Osservatrice R, tra parentesi quadre
Partecipanti:
C., M.,
K.
(lavoratrici impiegate nel settore dei servizi: “assistenza
e cura della persona”, ristorazione/bar)
[A.:
allora, noi abbiamo concluso la prima fase della ricerca
riguardante la discriminazione etnica nel mercato del lavoro,
ricerca a cui alcune di voi hanno partecipato nella prima fase
somministrando i questionari, ora inizia la seconda fase. Dai
questionari somministrati abbiamo ottenuto alcuni primi risultati
sui quali adesso avremo il tempo di confrontarci. Dai risultati
sono emersi alcune situazioni nelle quali era maggiormente
percepita la discriminazione, in particolare nel settore dei
servizi, quindi delle badanti, per coloro che lavorano nei bar,
nei ristoranti, ed anche per chi lavora in agricoltura. Adesso a
noi interessa capire come concretamente si articola la
discriminazione, cioè vogliamo capire cosa per voi vuol dire
essere discriminate. Non dimenticate che tra gli obiettivi di
questa ricerca c’è quello di individuare anche
delle forme
di tutela giuridica per combattere la discriminazione,
perché
attualmente nel sistema giuridico italiano risulta difficile
individuare e perseguire giuridicamente cosa sia la
discriminazione, spesso infatti quando qualcuno va a denunciare
un episodio di discriminazione questo viene ad essere indicato
come molestia più tosto che come discriminazione.
Analizzando
noi con voi i concreti casi, possiamo dare una mano ai giuristi
ad individuare delle forme legali capaci di combattere
giuridicamente la discriminazione. All’interno di questo
focus group non faremo altro che scendere maggiormente in
profondità. Voi infatti siete quelli che in sociologia si
chiamano testimoni privilegiati, perché non solo siete
impiegate
proprio in quei settori dove maggiormente è stata avvertita
la
discriminazione, ma in quanto intervistatrici avete avuto modo di
ascoltare e conoscere molti di questi casi, sicuramente diversi
vi avranno raccontato episodi particolari, che data la natura di
un questionario strutturato, per forza di cose non potevano
essere registrati, ora è il momento invece di raccontare
tutto
quello che avete vissuto sia voi in prima persona, che quello di
cui siete venute a conoscenza durante la somministrazione dei
questionari. In altre parole ci faremo un chiacchierata su questi
argomenti, magari il nome focus group può sembrare chi sa
che,
è una mania dei sociologi quella di trovare dei nomi
pomposi,
invece un focus group è semplicemente una chiacchierata.
Allora
detto questo passiamo a qualche domanda, iniziamo proprio dal
racconto di episodi di discriminazione che voi in prima persona o
che avete raccolto durante i questionari insomma
iniziamo dalla vostra esperienza che cosa ci potete dire in merito alle forme di
discriminazione che avete subito?]
- C.:
per esempio a me ieri sera sono andata a prendere la pizza e mi domanda
quello del banco, ma non sei italiana? No sono rumena. Ah! Ma di quelle
buone?
[A.:
sì, però a noi ci interessa soprattutto episodi
che si sono
verificati mentre si svolge il proprio lavoro, per esempio tu in
casa mentre svolgi il tuo lavoro ti è mai successo di essere
discriminata?[1]
- C.:
allora quando sono venuta il primo anno in Italia ero a Padova no?
Stavo lavorando in un negozio non avevo un lavoro fisso
perché…
[A.: e che
lavoro
facevi?]
- C.:
facevo le pulizie, ad un certo punto dovevo fare le pulizie in un come
si chiama? Dove si fanno i capelli mmm ah un parrucchiere, era un
parrucchiere abbastanza vecchio, abbastanza aveva 70 anni ma si
manteneva bene però, ad un certo punto io vedevo che mammano
che i giorni passavano lui sia avvicinava, si avvicinava, io ero
all’inizio ero timida, guarda mi son sentita male, ad un
certo punto mi ha detto puoi guadagnare di più se succede
qualche cosa…
[R.: ma era
con lui
che ti proponeva che succedesse qualche cosa? Si proponeva
proprio lui personalmente?]
[A.: e tu
come hai
reagito in quell’occasione?]
- C.:
l’ho detto a mia zia, io come ho reagito? Non so litigare!
Non sono una che lotta troppo, sono stata zitta e non sono andata
più a lavorare.
[A.: hai
rinunciato
al lavoro? Te ne sei andata tu quindi?]
[A.: ma a te
non è
mai venuto in mente di denunciare quest’episodio?
Perché
queste sono molestie sessuali!]
- C.:
no, proprio non sapevo come avrei potuto fare, forse adesso se mi
succede una cosa del genere sicuramente, ma allora era
l’inizio non sapevo niente, non avevo i documenti, non
conoscevo nessuno, avevo bisogno di lavoro, come adesso che per quanto
lavoro e lavoro proprio tanto mi danno una miseria, ma purtroppo quando
c’è bisogno devi lavorare e devi stare zitta, se
no come fai a mangiare? Io cerco di trovare qualcosa di meglio anche
se.. non mi sembra tanto giusto sta cosa.
[A.:
e a voi sono successi episodi simili, non solo riguardo a
molestie sessuali, anche altre forme di discriminazione, guardate
per esempio discutendo con un signore albanese questo mi
raccontava che un suo collega ogni giorno si presentava con un
ritaglio di giornale che riportava notizie di sbarchi, e li
ripeteva ogni giorno “oggi sono sbarcati 200 clandestini,
oggi ne sono sbarcati altri..” allora questo giuridicamente
è difficile da definire come episodio di discriminazione
perché
questo tizio non faceva nulla di illegittimo, ma voi sapete bene,
meglio di me che questo meccanismo sottende un processo di
inferiorizzazione dell’altro, se ne sottolinea la distanza e
l’inferiorità con il termine clandestino]
[A.: ecco
voi
potete raccontarmi alcuni episodi del genere?]
- M.:
sì certo quanto tempo abbiamo 2 giorni?
[A.: si M.
tutto
quello che vuoi!]
- M.:
no, non ti preoccupare sarò molto sintetica, comunque io
essendo un esempio vivo di straniera, di immigrata conosco molte
persone potrei raccontarti tante cose, allora per primo ti dico questo
che è capitato proprio a me, io sono andata a lavorare in un
bar qua a brindisi, tutto era in regola contratto tutto tutto, i
diritti ugualissimi con tutti gli altri lavoratori anche con gli
italiani, allora il contratto lo abbiamo fato per sette ore al giorno
però in realtà io facevo a volte 16 o 17 ore al
giorno, cioè in un giorno è come se lavorassi di
più di due giorni
[A.: scusa
se ti
interrompo, ma tu mentre facevi questo lavoro avevi anche altri
colleghi/e italiani? E per loro valeva la stessa cosa?]
- M.:
si avevo dei colleghi italiani, ma non sempre loro facevano tante ore,
sì capitava pure per loro e perciò io non mi sono
subito lamentata, perché guardando io mi dicevo ma io potrei
pensare che sono straniera e allora loro mi sfruttano da questo punto,
mi fanno lavorare così tanto, per tre mesi non ho avuto
neanche un giorno libero niente assolutamente, allora a questo punto mi
sono iniziata a sentire male fisicamente, mi ha cominciato a far male
la testa, perché era pure vietato a magiare. Cioè
tu lavori un giorno pieno senza pranzo e senza cena, potevi fare solo
colazione, pure se tu porti da casa tua non ti davano mai un quarto
d’ora per andare, almeno chiuderti in sgabuzzino e fare
questo pranzo no? Allora io sono diventata che non sembravo neanche una
persona senza forze e senza niente. Perché pure adesso pensi
che pure gli italiani stavano però loro avevano un diverso
carattere hanno avuto il coraggio di rubare rustico, di prendere
questo, questo, si sentono a casa loro e fanno quello che vogliono,
vanno mangiano, fanno ciò che vogliono, io invece siccome
sono di diverso carattere
- C.:
guarda noi stranieri ci sentiamo un po’ in vergogna
- M.:
sì, ma perché io devo rubare questo rustico,
andare a mangiarmelo di nascosto, che mi devono pure i clienti vedere
con bocca piena o qualcosa del genere
[A.: ma loro
lo
rubavano all’insaputa del proprietario?]
- M.:
sì, loro mangiavano di nascosto, a volte andavano dal
proprietario e chiedevano se potevano prendere, ma io non sono di
questo carattere, se io chiedevo di prendere solo un quarto
d’ora per mangiare lui mi rispondeva sempre di no, no non
puoi, allora io va bene stavo zitta e andava avanti sempre
così. Però poi io ad un certo punto ho cominciato
a parlare perché non mi sembrava giusto tutte stè
ore di lavoro senza il diritto di fare pausa, sempre in piedi, non
potevi neanche sederti per un attimo, e io ho scoperto anche parlando
con loro[2]
che loro venivano pagati per tutte queste ore extra, è vero
che avevano un contratto solo per sette ore, ma le ore che facevano in
più li venivano pagate anche se in nero. Allora loro di
conseguenza prendevano il doppio dello stipendio rispetto al mio e io
invece prendevo solo quello che era previsto nel contratto anche se
lavoravo più del doppio di quello che era previsto dal
contratto, ore notturne, neanche un giorno libero, tutti i festivi.
Loro prendevano la tredicesima e invece io ero l’unica che
prendeva solo stipendio per le sette ore e basta e mi sono arrabbiata.
Mi dicevo come mai? Allora non era una mia impressione che mi
sfruttavano per il fatto di essere straniera, allora sono andata da
titolare e ho detto, guarda per tutte stè ore extra non mi
hai pagato e invece a loro li paghi. E lui mi ha detto senti io non ti
ho detto niente quando che tu venivi io non ti ho promesso niente,
abbiamo parlato ma questo era così. E io ho detto, guarda
allora io me ne vado. E lui mi ha detto, se tu mi vuoi prendere in giro
–perché io mi sentivo male- quando ho chiesto una
giornata libera per andare in ospedale lui mi ha detto che io volevo
prenderlo in giro mi ha risposto, se tu mi vuoi prendere in giro e
prendere una giornata libera? non esiste proprio il discorso e mi devi
scrivere una lettera di dimissioni! Però se veramente ti
serve l’ospedale vediamo se veramente te ne vai in ospedale o
se te nei vai in giro con le tue amiche. E io allora li ho detto che
così non andava proprio! li ho scritto la lettera di
dimissioni e me ne sono andata via. Però proprio questo
fatto di discriminazione che poi una ha fiducia, che guardando tutto il
resto, quando uno lavora ha fiducia nelle persone però poi
vieni sfruttato fino ad un certo punto che tu non hai neanche il
diritto di mangiare, ma come pensano che una persona deve andare avanti
a lavorare! Con me abbiamo chiuso. Anzi io sto studiano,
però visto che ti ho detto che devo essere sintetica
proverò ad esserlo di più!
[A.: non ti
preoccupare hai tutto il tempo che vuoi, non ci insegue nessuno!]
- M.:
io con i miei colleghi di corso ci sono tantissimi discorsi, non puoi
nemmeno fare una battuta, quando tu entri nel gruppo incominci pure a
scherzare e ti cominciano sempre ad indicare su questo che tu sei
straniera, e voi siete tutte puttane e voi venite tutti qua per rubare
i posti di lavoro, combatti sempre con questa proprio ignoranza della
gente o forse sono giovani non lo so, però ad un certo punto
pensi allora va bene, beata ignoranza stai zitto e vai avanti,
però poi ti scontri sempre con questo fatto e ti scoraggi ti
senti cadere le spalle, arrivano certi momenti che non sai come andare
avanti, perché ti sei stancata a pensare va bene beata
ignoranza, però non è così semplice
perché ogni giorno ti scontri con questo!
- C.:
sì ti senti proprio sola!
- M.:
sì ti senti sola e poi io sono da quasi tre anni in Italia,
ma io qua a brindisi non ho ancora acquisito nessun amico brindisino,
nessuno per tre anni ma stiamo scherzando! Io sto studiando, sto
frequentando tutti i corsi ma nessuno mi accetta come amica, mi
accettano quando hanno interessi da me, quando possono sfruttare per
interessi loro e basta, ma quando sono finiti i loro interessi, aspetta
che qualcuno ti faccia una chiamata! Mai! Mai! Mai nessuno ti dice,
senti andiamo a prendere un caffé. Ad un certo momento
quando io qualcuno considero come amico, chiamo, usciamo, ti offro un
caffé, quando offro io escono, ma se io non chiamo non mi
cercano mai! Non ti accettano nemmeno con tutta la sincerità
che tu offri con tutte le braccia che tu apri. Finiamo qua, poi
un'altra cosa che volevo dire io riguarda il discorso delle badanti, io
ho visto come molte delle mie connazionali sono umiliate, sono molto
umiliate perché
[A.: stai
parlando
di lavoratrici che vivono nella casa della persona a cui prestano
servizio?]
- M.:
sì, queste che lavorano 24 ore su 24 specialmente,
perché umiliano e limitano molto, limitano di tutti i
servizi proprio a livello umano perché spesso stanno
vietando pure acqua calda perché se no si consuma troppo!
- C.:
sì anche la lavatrice, non vogliono che la usi devi lavare a
mano per risparmiare sulle bollette
[A.:
cioè non puoi
usare la lavatrice per fare il bucato?]
- C.:
sì la persona dove lavoro mi dice sempre la lavatrice la
devi usare solo se e quando te lo dico io! Ma io dico se sto a casa tua
24 ore su 24, permetti almeno che mi lavi le mie robe? E invece no! Ma
spesso anche per le robe della signora non me la fa usare, la posso
usare solo per le lenzuola, tutto il resto lo devo lavare a mano
perché altrimenti dice che arriva la bolletta alta! Anche
dove lavoro adesso, che non sto più nella casa,
perché lavoro 6 ore al giorno, faccio tutto a mano
perché vuole che si risparmi, e lavoro sì 6 ore
ma tutti i giorni! non esiste né sabato né
domenica, né festa niente di niente!
- M.:
sì il discorso di luce, di gas, è una cosa che
fanno sempre.
[A.: questo
è un
discorso che interessa molto, perché qui stiamo parlando di
persone che vivono nella stessa casa, che lavorano e non possono
addirittura usare l’acqua calda…]
- M.:
sì, per esempio se la persona guarda la televisione la puoi
guardare anche tu, ma se tu la vuoi vedere da sola non puoi
perché consumi troppa corrente! Se vuoi riscaldare un
po’ di acqua per farti un tè forse, ma ti chiedo
perché ti serve l’acqua calda? Ma se tu dimentichi
di spegnere le luci partono le offese, ti iniziano a gridare contro
proprio, hanno un comportamento proprio brutto ti dicono certe
parolacce che io mi vergogno a ripetere.
- C.:
e lo sai perché fanno questo? Perché ne
approfittano sanno che tu hai bisogno, non sai dove andare, guarda
adesso se una sta da un po’ di tempo le cose forse possono
cambiare un po’ perché sai magari dove poter
andare, ma all’inizio stai sempre a sopportare non hai
proprio altra possibilità!
- M.:
specialmente se ti mettono in regola, ma proprio quasi un cane,
così ti considerano.
- C.:
sì, quando e se poi ti regolarizzano, è ancore
peggio, ti è continuamente rinfacciata la cosa, te lo fanno
pesare e ti chiedono di lavorare ancora di più se
è possibile, sei perennemente in debito con loro, vogliono
essere ringraziati per il fatto della regolarizzazione.
[A.:
cioè se ti
regolarizzano è ancora peggio?]
- M.:
quando ti mettono in regola è ancora peggio
perché dicono tu mi devi ringraziare, se tu hai documenti
è grazie a me e allora tu mi devi baciare tra virgolette
piedi no? Perché grazie a me tu stai qua non hai paura di
uscire. Poi a quelli che non stanno in regola danno informazioni che
non corrispondono al vero, sono tutte bugie, ti dicono se tu esci ti
prende polizia, se tu esci ti chiudono in carcere. Fanno
disinformazione, specialmente quando una è appena arrivata,
se non conosce nessuna connazionale, se non conosce le leggi, hai
paura. Io ho conosciuto una ragazza che lei due anni non usciva proprio
di casa perché aveva paura, perché le hanno detto
tante di quelle stronzate che lei era convintissima che anche se usciva
per farsi una passeggiata subito l’avrebbero chiusa in
carcere.
- C.:
aspetta una cosa proposito del fatto che ti regolarizzano, a me tra
l’altro mi hanno regolarizzata, per modo di dire,
perché mi danno solo 400 euro al mese e devo pagarmi da sola
i contributi, e ora che non vivo più in casa
dell’assistita praticamente non mi restano neanche
i soldi per comprarmi da mangiare. Poi un'altra cosa quando io sono
arrivata in Italia, nel primo anno che stavo qua, ho lavorato con una
persona mentalmente e psichicamente rovinata, la signora urlava sempre
giorno e notte, ma urlava! E io mi sentivo sempre male, anche
perché i parenti non mi aiutavano mai mi lasciavano sempre
sola, e in più non volevano che mi facessi vedere triste,
non volevano che qualcuno potesse vedermi che stavo male,
cioè non ti permettono proprio di manifestare il tuo
disagio, il tuo dolore, ti costringono ad essere sorridente, a dare
l’immagine di una che sta bene, quando sono stata proprio
male, quando non ce la facevo più, la figlia della donna che
assistevo che era medico, mi ha portato degli antidepressivi
perché potessi continuare a lavorare. E poi anche quando la
madre stava particolarmente male mi lasciavano sola, ho passato quasi
tutte le notti in bianco perché dormivo nella stessa stanza
della signora, e quando proprio non ce la facevo chiamavo la figlia per
farmi aiutare ma non venivano, non venivano mai, ero sempre lasciata
sola! In più spesso la dottoressa mi portava anche le sue
cose da stirare e io mentre stavo in casa, quando la signora dormiva
lavavo e stiravo le robe della figlia.
[A.: ma
quando tu
sei stata assunta ci è stato un accordo esplicito circa le
cose
da fare? O è stata una contrattazione informale nella quale
non
avete specificato cosa avresti dovuto concretamente fare?]
- C.:
allora, io quando sono arrivata ho parlato con la dottoressa che mi ha
detto senti io non so come funziona questo lavoro, informati per sapere
quante ore libere devi avere, lei mi ha detto che la ragazza che stava
prima usciva una volta a settimana, io mi sono informata e mi hanno
detto che di solito hai diritto a 8 ore settimanali libere e poi lo
stipendio mi hanno dato 700 che era un po’ di più
rispetto a quello che danno di solito, però io facevo tutto,
lavavo e stiravo anche le cose della dottoressa, quando veniva a casa,
siccome io ero parrucchiera li curavo i capelli, le unghie, tutto
insomma, ma a me all’inizio non mi pesava ma loro dopo,
più tempo passava e più si comportavano male,
sono stati proprio cattivi, ero continuamente vittima di violenze
psicologiche, non solo da parte della signora, che lei va bè
non ci stava proprio con la testa! ma anche da parte dei sui parenti.
Approfittano del fatto che sei sola, ti terrorizzano dicendo che non
puoi uscire di casa altrimenti la polizia ti rimanda in Romania,
sfruttano i tuoi punti di debolezza, addirittura a me che avevo mia
figlia in patria, mi ripetevano che era meglio così, che
stesse lontana da me, visto che non sarei potuta essere una buona madre
e questa cosa a me mi pesava molto, mi faceva e mi fa ancora molto
male! Poi, se vi posso dire un'altra cosa in più, quando ho
conosciuto il mio attuale convivente, lo potevo vedere solo il sabato
mattina che mi davano 4 ore libere, mi dicevano sempre stai attenta a
non rimanere incinta, quindi delle cose che io all’inizio non
capivo tanto bene, sapevano prendermi in giro, tu pensa, mo no so se la
devo dire questa cosa, se mi fa bene ricordarla, ma per farti capire
quanto nel primo periodo io condizionata da loro, quando sono rimasta
incinta l’ho detto a loro e loro mi hanno convinto ad
abortire, mi dicevano che quest’uomo qui non era per me, che
se portavo avanti la gravidanza mi sarei ritrovata con un altro bambino
senza papà, e io allora sono tornata in Romania per abortire
all’insaputa del mio compagno italiano. Al ritorno ho avuto
bisogno di fare diverse visite ginecologiche per via di un infezione,
era già difficile che ti dessero il permesso di farlo, e in
più da quel momento i parenti della signora non si facevano
più toccare da me perché dicevano che potevo
infettarle. Erano convinte che siccome necessitavo di queste visite
ginecologiche avessi qualche malattia infettiva.
[A.: e
invece per
quanto riguarda il tuo lavoro? Mi puoi raccontare alcuni episodi
che ti si sono verificati o di cui sei venuta a conoscenza?]
- K.:
allora io mi sento fortunata, lavoro in un bar gestito da un mio
familiare, praticamente mio zio è il proprietario del bar,
però stanno le cose che mi fanno male veramente, per esempio
le mie colleghe, mi discriminano perché mi accusano di fare
due cose: lavorare e studiare, mi dicono ma perché sei
venuta in Italia? Per lavorare o per studiare? Che centra questo, io
voglio studiare, non conosco bene la lingua e la voglio imparare ma per
loro una immigrata non può studiare,
già e tanto che fa questo lavoro. C’è
poi un'altra cosa, lì con me lavora anche mio cugino che
è di colore, se lui aggiusta i cornetti nella vetrina loro
non li prendono perché dicono che è sporco,
è nero.
[A.: ma tu
mi
dicevi che il bar è di tuo zio non ti sei mai lamentata da
lui
per questi episodi?]
- K.:
io non voglio metterlo in mezzo. È una cosa che voglio
gestire da sola.
[A.: e di
solito
come ti comporti? Lasci perdere o hai reagito in qualche modo?]
- K.:
sì, di solito non do peso, sono proprio ignoranti e poi io
non voglio fare per sempre questo lavoro, io a differenza loro, che
lavorano da sempre qui al bar, non voglio preparare panini e impastare
focaccia per tutta la vita. In Marocco facevo la contabile, lavoravo in
un agenzia di assicurazione, quello che faccio ora non è il
lavoro che vorrò fare per tutta la vita, per questo sto
continuando a studiare. Loro non vogliono capire che chi emigra
è un più come dire? avanzato.
- C.:
no credono che siamo persone stupide se facciamo questo lavoro,
perché secondo loro se fai questo lavoro come ho fatto io la
badante e che faccio ancora, quindi pulisci le persone secondo loro
devi fare solo quel lavoro perché non sei capace di fare di
più! Secondo loro siamo stupidi, non studiamo, siamo proprio
ignoranti.
- M.:
io vorrei un attimo completare il discorso di badanti che volevo dire
un'altra cosa che poi non ho finito, che ci sono pure parecchie cose da
dire sull’alimentazione, anche in questo spesso e volentieri
vengono limitate, io mi ricordo che quando ho fatto il questionario ad
una ragazza di ucraina lei diceva che proprio era limitata nella tua
alimentazione, se aveva del cibo lo dovevi nascondere, quando venivano
a trovarla le sue connazionali, la vedevano tirare fuori, da terra, da
sotto la credenza del pane che nascondeva altrimenti non le davano
altro da mangiare, me lo ha fatto vedere pure a me; e poi mi diceva che
non poteva cucinare niente di quello che mangiava abitualmente, le
dicevano che la cucina del suo paese faceva schifo e puzzava, poteva
mangiare solo ciò che cucinava per la
sua assistita. Poi mi ricordo di un’altra donna
romena a cui ho fatto il questionario che non poteva proprio usare la
stufa, che quando sono andata a fare il questionario non potevo neanche
togliermi il cappotto per quanto faceva freddo, e lei aveva pure dei
problemi di salute ma non poteva riscaldarsi in nessun modo
perché le era stato vietato di accendere la stufa, mi diceva
che in casa le ripetevano sempre che bisognava risparmiare, si
accendeva la stufa solo vicino al letto dell’assistita, e
come già diceva C., non poteva vedere la tv, se dimenticava
una luce accesa partivano le urla e le offese.
- C.:
un'altra cosa per non scordarmi la religione perché spesso
si pensa che solo i musulmani sono limitati per la loro religione
però anche per le cristiano-ortodosse
c’è un continuo ridicolizzare le pratiche
religiose, mi prendono in giro quando mi vedono pregare e leggere i
testi che mia madre mi manda dalla Romania, mi dicono perché
stai sempre a leggere e a pregare sempre quella sei!!!, dici che sei
cristiana allora che sono tutte stè cose,
com’è che i vostri preti si sposano. Quindi alla
fine era come se ti volevano far vergognare che tu credi in quella
cosa, non lo so è proprio un ostacolo.
[A.:
mi hai preceduto cara C., questa è una domanda che io ti
avrei
fatto, perché quando abbiamo avuto i risultati dei
questionari,
incrociando le variabili religione professata e percezione della
discriminazione, effettivamente molte cristiano-ortodosse hanno
detto di sentirsi discriminate, anzi la maggior parte dei
discriminati era di religione cristiano-ortodossa ma io credevo
che dipendesse da altri fattori, insomma che si trattasse, per
usare un lessico sociologico, di una correlazione spuria e invece
tu mi dici che comunque ci sono dei meccanismi di discriminazione
che poggiano sulla ridicolizzazione delle pratiche religiose.]
- C.:
sì sì, è proprio così anche
quando portavo fuori la mia assistita per farle prendere un
po’ d’aria sotto casa, se trovava una sua amica che
le domandava come andava con me, lei rispondeva che questa sta sempre a
pregare.
- M.:
secondo me lo fanno per ferire perché in fondo la religione
è la stessa qual è la differenza? che il
calendario è diverso, qualche rito, noi magari abbiamo
qualche credenza diversa, noi non crediamo in papa per noi papa
è come un altro prete stesso della chiesa.
- C.:
per esempio mo che è uscito sto fatto che un prete
è andato con una donna, io ho detto alla signora che sto
assistendo che da noi i preti si possono sposare e così non
hanno bisogno di andare di nascosto con le donne, e lei mi ha detto che
questa cosa non è normale che un prete non può
andare con una donna, che se va con una donna non è un prete.
- M[3].: volevo dire
un'altra cosa importante che mi è capitata proprio in questi
giorni sulla discriminazione che riguarda proprio enti locali che si
occupano di migrazioni, non voglio nominare né dove
né chi è stato, dico solo che è una
persona molto potente che qui a brindisi si occupa di migrazioni
cioè che si occupa di documenti di tutti gli immigrati
perché gli immigrati devono passare per forza di
là. In questo ufficio con questa persona abbiamo iniziato a
fare un discorso riguardante la discriminazione di cui gli immigrati
sono vittima sul territorio, e lui ha risposto in un modo che, non
è con cortesia o gentilezza o con qualche bontà
ma proprio con una arroganza ha risposto –vi ripeto che
è una persona molto potente che si occupa proprio di
immigrazione, tra l’altro questa persona non è che
è in contatto con il pubblico, lui è proprio il
capo di quest’ufficio- e ha risposto ma se vuoi proprio la
mia di opinione te la dico, io sono costretto a rispettare le leggi e
faccio tutto quello che dice la legge, però la mia opinione
che io quando lavoro però mi tengo da parte, ma mettiti in
testa che l’Italia è fatta per gli italiani, e in
Italia ci devono essere gli italiani, però io sono costretto
a sbrigare questi compiti perché il lavoro mio è
applicare le leggi. Cioè ma io dico, se si parte da questi
livelli che ti dicono queste cose ma tu davvero vuoi aspettarti da lui
un aiuto? una mano o una corretta informazione? ma lui se ne frega, tu
immigrato sei l’ultimo dei suoi pensieri. Io me ne sono
uscita non so dire se schifata o proprio sconsolata, ho detto nooooooo
siamo arrivati.
- K.:
sul tema della religione, allora noi facciamo Ramadam e come tu sai
durante il Ramadam noi non mangiamo durante il giorno, io normalmente
lavoro la mattina presto dalle 5 fino alle 12, mentre io sto dietro
nella cucina preparo i panini le focacce e tutto, quindi ogni giorno mi
passa davanti tanta roba da mangiare e allora le mie colleghe durante
il Ramadam mi prendono in giro, mi ridicolizzano, dicono che ora sono
in Italia e visto che Allah sta in Marocco qui non devo farlo. In
più mi fanno dispetti mi fumano in faccia, mangiano maiale
vicino a me. Anche fuori dal lavoro, per i marocchini è
difficile, sono convinti che siamo tutti terroristi, la gente
è veramente ignorante, non sanno nulla di islam, non sanno
la differenza tra arabi e musulmani per loro è la stessa
cosa, sono proprio ignoranti.
[A.: quindi
hai
riscontrato proprio dei meccanismi di ridicolizzazione?]
- K.:
sì, vogliono proprio farti sentire inferiore, ma io non
lì do peso, sono cose che ti fanno male però io
tanto non devo lavorare tutta la vita con queste persone per questo
voglio studiare per cambiare ambiente, guarda è proprio
brutto, stancante assai sopportare tutti i giorni queste cose.
- C.:
ci sono proprio persone ipocrite, ti ridono in faccia e ti prendono
sempre in giro per la religione, io già te l’ho
detto prima quello che devo sopportare. E poi ti voglio dire un'altra
cosa, tipo qua a brindisi io ho una amica che mi è sempre
stata vicino però proprio mi ha fatto un discorso un paio di
giorni fa, io ora abbiamo cambiato casa, lavoro sempre, non ho mai
tempo di uscire, non mi permetto di andare in una pizzeria non ce la
faccio con i soldi, non posso uscire per andare nei ristoranti. Lei
invece ha due negozi uno di vestiti e uno di profumi, lei
può permettersi di uscire sempre, e mi ha fatto un discorso
che mi diceva che l’amicizia è fondata pure su
questa cosa che io capisco che lei vuole uscire, ma se io non
posso permettermelo come faccio? Quindi lei dice che
l’amicizia si basa pure sull’uscire insieme
sì ma non è possibile sempre per me, io non penso
che per essere amica devo uscire per forza poi a me questa cosa mi
mette a disagio, non lo so
- M.:
posso io concludere un cosa?
[A.: prego]
- M.:
allora volevo dire solo una cosa che sì è vero
che parecchia discriminazione c’è qua sul
territorio, però c’è pure tanta gente
veramente brava che ha dato il cuore pure a noi immigrati, io parlo
pure specialmente di me che ho conosciuto tanta gente che ci aiuta, ti
danno cuore, ti danno consigli, fino ad oggi io ho conosciuto delle
persone che già so che se avrò qua un problema
almeno piccolo basta fare una chiamata tutto l’aiuto di cui
io ho bisogno che ti danno pure di più, che ti danno cuore,
ti capiscono, capiscono che sei magari qua da sola, non hai la madre,
non hai nessuno a cui ti puoi rivolgere, ho conosciuto tanta brava
gente, così come c’è tanta
discriminazione, tanta gente maligna così pure
c’è tanta gente buona, c’è
gente veramente buona che non richiede niente in cambio, ho conosciuto
veramente tanta gente brava, ho conosciuto voi che date pure a noi
cuore, che ci siete sempre vicini, e vorrei mio intervento proprio
concludere con questo, vorrei proprio ringraziarvi, perché
noi siamo più sensibili vediamo quasi sempre solo cose che
vanno male, che vanno storte, però per questo offendiamo noi
così, offendiamo, no non offendiamo, come è sta
parola? Difendiamo! Vogliamo difendere, ci vogliamo difendere
perché se abbiamo piccolo problema questo per noi diventa
più grande, ci crea disagio, possiamo andare in depressione,
perché non siamo protetti qua, non abbiamo nessuna difesa ci
si sente soli, però comunque c’è gente
brava, volevo proprio ringraziare perché noi spesso pure
vediamo solo le cose che vanno storte, però
c’è la gente che io veramente penso ogni giorno e
che io veramente darei tutto per loro come loro danno tutto a noi. No,
no tutta gente uguale come quando parlano di rumeni che con una persona
giudicano tutto il popolo, così uguale noi che usiamo una
persona che ha fatto danni, che ha fatto discriminazione, che ci fanno
sentire non una persona, ma nemmeno un animale, non è giusto
generalizzare perché allora italiani che ammazzano moglie,
stuprano i figli.. sono allora tutti uguali?
- C.:
no, cara M., se lo fa un italiano la televisione dice che aveva
problemi mentali, che era depresso, hai capito? Se un rumeno uccide,
allora il rumeno è un assassino, e sottolineano sempre il
fatto che è rumeno, se lo fa un italiano la televisione
sottolinea sempre che magari stava male, io questa cosa non la capisco
proprio, e non capisco come tanti italiani non se ne accorgano che
è tutto costruito! Guarda la mamma che ha ammazzato il
bambino era in depressione, questo che ha ammazzato cosa non mi ricordo
era in depressione, allora i romeni che uccidono tutti sono tutti
malati allora! Io non capisco proprio!
[A.:
sì, sì noi infatti vi stiamo facendo queste
domande, perché
partiamo dal presupposto, che la discriminazione, soprattutto in
ambito lavorativo, non dipende dal fatto di essere italiano
più
tosto che marocchino o rumeno o ucraino, ma dipende dal fatto che
se io ho una forza lavoro resa debole già da un sistema
legislativo che è meglio lasciar perdere, lo sapete meglio
di me
che casino creano i decreti flussi e questa idiozia del contratto
di soggiorno, se io la inferiorizzo mediante la discriminazione,
queste persone già fasce deboli per legge, diventano ancora
più
sfruttabili, sono spaventosi gli episodi di quasi segregazione di
cui mi avete parlato per le badanti, e in tutto quello che ci
dicevate mi colpiva il fatto di una cosa che torna sempre nei
vostri discorsi, cioè il fatto che mi dite siamo soli,
allora io
vorrei chiedervi come pensate di fare fronte al problema
dell’essere
soli di fronte a questo sistema? Avete mai pensato ad esempio di
costituire delle cooperative? o comunque dei meccanismi che
mettano i rete i diversi soggetti?]
- K.:
secondo me non servono le cooperative, servono più controlli
che siano veri controlli sul luogo di lavoro, perché non
dimenticare che se a noi ci sfruttano di più anche gli
italiani sono sfruttati, sono tutti in nero, quindi se i controlli
fossero seri secondo me molte cose cambierebbero. Più che
una cooperativa sarebbe utile un assistenza sociale che sia rivolta a
quelle persone immigrate che sono vittime di sfruttamento, questo
secondo me sarebbe un aiuto valido.
- C.:
per la mia esperienza credo che una cooperativa potrebbe almeno aiutare
all’inizio quando più sei sola, così
non ti trovi in contatto diretto senza sapere le leggi, le cose come
stanno, e poi però bisognerebbe capire come farla
funzionare, io credo che se molte donne straniere si potessero unire
sarebbero più facile molte cose, non so se è la
cooperativa la cosa giusta l’importante che si possano avere
delle informazioni, sapere cosa puoi fare quando ti senti sfruttato,
quando hai bisogno di aiuto ecco.
[A.: ma
riguardo si
sindacati mi sapete dire se sono attivi, se si muovono sul
territorio, se sono dei reali interlocutori dei lavoratori
immigrati? ]
- M.:
non sono validi assolutamente, per esempio quando è uscita
la legge sui permessi di soggiorno, questa cosa che le pratiche
dovranno passare ai patronati, ho conosciuto uno di questi sindacati
che mi diceva venite tutti da noi, venite che vi diamo una mano
perché oramai dobbiamo fare tutto noi, allora dico ok, sono
andata con una mia amica che li serviva un informazione sui bambini,
siamo arrivati, sono proprio andata da questa persona che ci aveva
invitati, appena ho chiesto la cosa mi ha detto, aspetta che io non mi
occupo di questo ora vado a cercare un'altra persona e anche questa non
sapeva niente e allora siamo andate da un'altra ancora, allora questa
si è messa sulla scrivania ci ha fatto sedere e ha detto
aspettate che ora chiamo in questura per vedere come stanno le cose
perché di questa pratica non ne capisco, chiama in questura,
noi abbiamo perso mezza giornata e non abbiamo avuto nessuna risposta
perché ci hanno detto che la questura era occupata e che non
poteva rispondere venite domani che vi diamo risposta.
- C.:
volevo dire una cosa sul fatto che ti senti sola, ora che
non ho più un rapporto di lavoro che prevede la convivenza,
le cose vanno meglio anche se comunque, non mi danno il permesso di
assentarmi dal lavoro neanche per un giorno, ti fanno pesare la cosa
che sei sola, per esempio mia figlia ora è la seconda volta
che sta male quindi io a lavoro non ci posso andare come faccio! Loro
mi dicono che da lavoro non posso mancare perché se no loro
non sanno come fare e quindi quando sta male mia figlia, mi dicono
lasciala a qualcuno, e vieni a lavorare lo stesso, io non ho nessuno di
fiducia a cui lasciarla, non posso mica lasciarla al primo che capita
non è mica un pacco postale!
[A.: ho qui
ho
domanda che però dopo quello che mi avete detto mi vergogno
un
po’ a fare, volevo chiedervi, anche se posso immaginare la
risposta, se il vostro attuale lavoro è un lavoro che vi
soddisfa o se è invece un lavoro di ripiego]
- C.:
no, non sono assolutamente soddisfatta perché
sicuramente posso fare di più ma purtroppo ti devi
accontentare perché ti trovi in delle situazioni in cui
è difficile poter fare altro, io mi sono rivolta anche ad
agenzie interinali per cambiare lavoro e anche se hanno preso i miei
dati e il mio curriculum, mi hanno detto di non farmi illusioni
perché prima di me ci sono tanti italiani senza lavoro,
quando ti senti dire questo che cosa puoi fare, puoi solo farti delle
illusioni!
[A.: R., ci
sono
altre cose da chiedere o passiamo ad esaminare insieme i dati
ottenuti con l’analisi dei questionari?]
[R.: credo
che
possiamo passare ai dati.]
[A.:
allora c’è una cosa che ci colpito leggendo le
tabelle, poi
in realtà neanche tanto, comunque dai dati è
risultato che il
26% degli intervistati si sente vittima di discriminazione mentre
svolge il suo lavoro, invece coloro che hanno incontrato
difficoltà all’accesso del mercato del lavoro sono
stati
solo l’8%, detto in altri termini, per i cittadini immigrati
la discriminazione si sente di più mentre si svolge il
lavoro
che nell’accesso, sarebbe come dire che i problemi di
discriminazione non sono tanto legati alla ricerca del lavoro ma
allo svolgimento. Perché secondo voi?]
- C.:
è quello che ti dicevo prima, se un italiano va
a chiedere lavoro sicuramente chiede di più e difficilmente
accetta un lavoro come il mio, quanti italiani conosci che fanno le
badanti? I datori sanno già che se prendi una straniera
paghi di meno quindi è normale che ci sono poche persone che
accettano di fare questo lavoro. Io vedo il giro di rumeni ora, io
quando sono arrivata qui a brindisi 3 anni fa non conoscevo nessuno, mo
anche se non esco sì so che sta pieno, quindi anche se
sì ti accettano a fare questo lavoro poi i problemi vengono
quando proprio inizi a fare il lavoro.
[A.:
sì ho capito
che ti accettano come badante, ma tu che hai un diploma in lingue
e parli diverse lingue hai ad esempio provato a vedere di trovare
un lavoro come interprete?]
- C.:
si ma è quello che ti dicevo prima, tu vai
lasci il curriculum e ti dicono ti faremo sapere, poi a brindisi
è ancora più diffide perché
è piccola e dove ti puoi rivolgere? Ci sono tanti italiani
disoccupati figurati se mi prendono a me anche se so parlare 4 lingue!
- M.:
sì, ma non solo, è proprio un problema anche di
questi che lavorano agli enti per cercare lavo, per esempio a me
capitava discriminazione proprio a livello di assunzione, sono andata
al centro impiego e siccome in patria io ha avuto esperienze lavorative
nei negozi come commessa, ho lavorato anche in amministrazione
perché ho diploma di contabile, quando mi sono sentita
più in possesso della lingua sono andata e ho fatto la
richiesta per vedere se c’era qualche offerta di lavoro in
questo campo. Appena lui mi ha sentito parlare, perché
comunque dalla pronuncia si sente che non sei italiana ha detto, mmmm
tu non sei italiana! E io gli ho detto, sì non sono italiana
sono di ucraina e lui allora andiamo a vedere se
c’è qualche proposta di badante e io gli ho detto
che volevo fare una richiesta diversa, non mi interessava fare la
badante perché voglio fare quello che so fare e lui mi ha
detto ma lo sai quanti italiani stanno prima di te! Proprio come diceva
prima C. e poi figurati che qua a brindisi questo fenomeno è
tanto sviluppato che se vuoi trovare un lavoro devi avere conoscenze e
raccomandazioni, raccomandazione punto primo! una volta che ho provato
a cambiare lavoro, che volevo fare qualcosa che mi piacesse di
più, che sentissi più mio. Sono andata a chiedere
in un importante negozio di abbigliamento, grande, bello, tutto, e qui
nonostante fossi stata raccomandata da una persona importante,
nonostante il colloquio fosse andato bene tanto da dirmi di aspettare
la chiamata per iniziare a lavorare, quando ho effettivamente ricevuto
la chiamata, mi hanno detto che non potevo essere assunta
perché il loro avvocato riteneva che c’erano
troppi problemi burocratici da affrontare per l’assunzione di
una straniera e alla fine hanno preferito evitare i problemi e assumere
un italiana. Al telefono la tizia mi ha detto, con te voglio essere
sincera, solo per il fatto che non sei italiana non ti hanno voluto
prendere, ma non è neanche colpa dell’avvocato
è che stanno troppe pratiche burocratiche da fare, troppi
giri di peripezie. Allora mi sono sentita veramente nella m tre punti.
Guarda è stato proprio brutto, io già a tutti i
miei amici dicevo che dovevo prendere questo lavoro, che mi assumevano,
finalmente avrei lavorato con un contratto serio, di giorno e non tutte
le notti al pub, finalmente e poi nooooooooo .
[A.: e a te
K. È
successo qualcosa del genere o conosci persone a cui è
successo?]
- K.:
guarda è più o meno come hanno detto loro, quando
le sentivo parlare mi riconoscevo in tutto quello che dicevano. Sono
storie che si assomigliano, cambia il fatto che una volta succede ad un
marocchino, una volta ad un romeno o ad un ucraino, albanese
però il resto è tutto uguale. Per quanto riguarda
me io sono stata fortunata perché lavoro al bar di mio zio,
quindi quando sono arrivata ho iniziato subito questo lavoro che faccio
ora e non ne ho cercato altri.
[A.:
un'altra cosa che è emersa dai questionari è che
tra quelli che
si sentono maggiormente discriminati c’erano persone
provenienti dal continente africano, e qui a brindisi erano
praticamente tutti cittadini marocchini, e dall’Europa
dell’est
(quindi Polonia, Romania, Albania ecc…) secondo voi
c’è
un motivo particolare perché proprio questi due gruppi si
sentono più discriminati?]
- C.:
forse che siamo entrati troppi, non lo so, forse che stanno esagerando
con queste notizie su di noi, per esempio mo per uno che ha ucciso una
donna tutti quando sanno che sono rumena mi fanno battute, mi guardano
strano, non lo so il perché, non lo so!
- K.:
forse il problema principale è quello
che associa il fatto di essere musulmano al fatto di essere terroristi,
e visto che i marocchini siamo musulmani tutti credono anche che siamo
terroristi e poi guarda c’è tanta ignoranza nella
gente, come sto fatto del terrorismo che i marocchini hanno fatto
l’attentato in Spagna, non saprei dirti, so solo che
c’è tanta ignoranza nella gente che vuole rimanere
chiusa nelle sue convinzioni, perché quando poi mi conoscono
a nessuno verrebbe in mente di dirmi che sono una terrorista anche se
sono marocchina e musulmana!
[A.: un
altro
elemento che incideva sulla percezione della discriminazione era
il titolo di studio, cioè la maggioranza di coloro i quali
si
sentiva discriminato aveva un elevato titolo di studio, da cosa
può dipendere secondo voi?]
- K.:
bè per quanto mi riguarda dipende dal fatto che
sono passata da fare un lavoro d responsabilità in una
agenzia di assicurazioni, un lavoro dove potevo sfruttare il mio
diploma, a fare questo lavoro dove per 6 ore, sto sempre in piedi a
fare panini e focacce, questo è un lavoro che non mi
gratifica, per il quale non posso usare le conoscenze che avevo. Io qua
vedo anche tra gli italiani istruiti, che hanno studiato per 8 anni e
anche più che non parlano bene neanche la loro lingua, in
Marocco almeno una persona conosce due lingue, e poi ti devi sentire
dire dagli italiani che gli studi che abbiamo fatto noi in patria non
sono al livello di quelli loro.
- M.:
sì è vero adesso che sto facendo un coso i miei
colleghi mi dicono sempre che la matematica che ho studiato io non
è come quella che si studia in Italia.
- K.:
quella che ho studiato io è araba!
[risate
di sottofondo]
- K.:
io non capisco perché il diploma mio è valido in
Francia e non è valido in Italia,
però il diploma francese in Italia è valido e
allora perché? Cosa cambia?
- C.:
e poi c’è un'altra cosa, se uno è
più istruito comincia a leggere a capire le leggi e capisci
quanto sei fruttata, se invece uno è ignorante si mette
là e lavora, non ha neanche gli strumenti forse per capire
bene quello che gli accade, quali sono i suoi diritti.
[A.: allora
vi
faccio l’ultima domanda, dai nostri dati è emerso
che si
sentono più discriminate le donne rispetto agli uomini]
- C.:
non è che si sentono più discriminate le donne
è che gli uomini se ne fregano un pò
[A.:
sì ma secondo
voi, nel fatto che le donne si sentano più discriminate
incidono
le così dette discriminazioni multiple, cioè
essere
discriminate in quanto donne e non solo in quanto straniere?]
- C.:
sì forse, io sento spesso che le donne quando vanno a lavoro
spesso si sentono molestate
- M.:
sì pure la mentalità è
sbagliata perché è difficile che si pensi che una
dell’africa sia venuta per fare la puttana invece pensano che
tutte le donne che vengono dall’est vengono per fare le
puttane, io invece sono venuta perché mi ha convinto mio
marito che è italiano se no io neanche ci pensavo a venire
in Italia, però io sento sempre dirmi che sono venuta in
Italia per prostituirmi, per fare la puttana, ma che ne sai tu di me?
Che ne sai che io in tutto questo neanche ci volevo venire in Italia!
- C.:
ma sai perché credono questa cosa?
Perché io ho visto pure persone rumene che hanno sbagliato,
io so di donne romene che venute in Italia si sono messe con uomini
anche anziani, però questo non significa che tutte le romene
sono venute per rubare il marito alle italiane.
- M.:
si il fatto è che comunque siamo sempre noi in
prima pagina e non il vecchio che se ne va con una ragazzina!
[A.:
sì ma sul
luogo di lavoro cosa accade? Perché le donne che hanno
risposto
di sentirsi discriminate, lo hanno fatto facendo riferimento alle
discriminazioni subite sul posto di lavoro.]
- M.:
nei paesi nostri oggi la famiglia è portata avanti dalle
donne, non dagli uomini, allora è la donna che affronta
tutti problemi, va negli uffici, porta i figli a scuola, è
la donna che affronta e si scontra con tutti questi problemi
perché l’uomo alla fine guadagna un po’
di soldi e torna a casa, invece la donna oltre al lavoro, deve cercare
le informazioni, provare ad integrare di più i figli
[R.: tu dici
che la
donna è più esposta alla discriminazione
perché ha più
opportunità di essere discriminata e che quindi sulla
percezione
delle discriminazione incidono anche questi episodi legati alla
quotidianità?]
- M.:
sì, è la donna che affronta tutti i problemi e ha
più occasioni di sentirsi discriminata!
- C.:
sì, infatti, sono proprio di più le
occasioni di sentirsi discriminate e quindi penso che le donne che
hanno risposto al questionario erano comunque condizionate anche da
questo fatto, almeno così penso io.
[A.: bene io
vi
ringrazio della vostra disponibilità e del tempo che ci
avete
voluto dedicare]
- M.:
ma siamo state utili almeno?
[A.: no, voi
non
siete utili, siete semplicemente indispensabili!, senza di voi e
senza il vostro aiuto non potremmo nemmeno tentare di risolvere i
problemi dei quali ci avete parlato, grazie ancora del vostro
tempo che tanto gentilmente ci avete concesso.]
Torna
alla relazione finale dell'O.P.I.
Torna al Progetto
[1] La
soggetta a cui è rivolta la
domanda attualmente lavora nel campo dell’assistenza e cura
delle persone anziane.
Torna al testo
[2]
La
soggetta si riferisce ai colleghi italiani. Torna al testo
[3]
La
soggetta che parla, oltre a lavorare nei servizi è una
mediatrice
linguistica e culturale. L’episodio che riporta è
legato a
questa sua attività. Torna al testo