Progetto

"La discriminazione etnica nel lavoro pubblico e privato: monitoraggio del fenomeno ed effettività delle tutele"

Relazione finale dell' Osservatorio Provinciale per l'Immigrazione di Lecce-Brindisi

Interviste e testimonianze di immigrati

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Brindisi 09-11-07

Moderatore A., Osservatrice R, tra parentesi quadre

Partecipanti: C., M., K. (lavoratrici impiegate nel settore dei servizi: “assistenza e cura della persona”, ristorazione/bar)

 

[A.: allora, noi abbiamo concluso la prima fase della ricerca riguardante la discriminazione etnica nel mercato del lavoro, ricerca a cui alcune di voi hanno partecipato nella prima fase somministrando i questionari, ora inizia la seconda fase. Dai questionari somministrati abbiamo ottenuto alcuni primi risultati sui quali adesso avremo il tempo di confrontarci. Dai risultati sono emersi alcune situazioni nelle quali era maggiormente percepita la discriminazione, in particolare nel settore dei servizi, quindi delle badanti, per coloro che lavorano nei bar, nei ristoranti, ed anche per chi lavora in agricoltura. Adesso a noi interessa capire come concretamente si articola la discriminazione, cioè vogliamo capire cosa per voi vuol dire essere discriminate. Non dimenticate che tra gli obiettivi di questa ricerca c’è quello di individuare anche delle forme di tutela giuridica per combattere la discriminazione, perché attualmente nel sistema giuridico italiano risulta difficile individuare e perseguire giuridicamente cosa sia la discriminazione, spesso infatti quando qualcuno va a denunciare un episodio di discriminazione questo viene ad essere indicato come molestia più tosto che come discriminazione. Analizzando noi con voi i concreti casi, possiamo dare una mano ai giuristi ad individuare delle forme legali capaci di combattere giuridicamente la discriminazione. All’interno di questo focus group non faremo altro che scendere maggiormente in profondità. Voi infatti siete quelli che in sociologia si chiamano testimoni privilegiati, perché non solo siete impiegate proprio in quei settori dove maggiormente è stata avvertita la discriminazione, ma in quanto intervistatrici avete avuto modo di ascoltare e conoscere molti di questi casi, sicuramente diversi vi avranno raccontato episodi particolari, che data la natura di un questionario strutturato, per forza di cose non potevano essere registrati, ora è il momento invece di raccontare tutto quello che avete vissuto sia voi in prima persona, che quello di cui siete venute a conoscenza durante la somministrazione dei questionari. In altre parole ci faremo un chiacchierata su questi argomenti, magari il nome focus group può sembrare chi sa che, è una mania dei sociologi quella di trovare dei nomi pomposi, invece un focus group è semplicemente una chiacchierata. Allora detto questo passiamo a qualche domanda, iniziamo proprio dal racconto di episodi di discriminazione che voi in prima persona o che avete raccolto durante i questionari insomma iniziamo dalla vostra esperienza che cosa ci potete dire in merito alle forme di discriminazione che avete subito?]

[A.: sì, però a noi ci interessa soprattutto episodi che si sono verificati mentre si svolge il proprio lavoro, per esempio tu in casa mentre svolgi il tuo lavoro ti è mai successo di essere discriminata?[1]

[A.: e che lavoro facevi?]

[R.: ma era con lui che ti proponeva che succedesse qualche cosa? Si proponeva proprio lui personalmente?]
[A.: e tu come hai reagito in quell’occasione?]

[A.: hai rinunciato al lavoro? Te ne sei andata tu quindi?]

[A.: ma a te non è mai venuto in mente di denunciare quest’episodio? Perché queste sono molestie sessuali!]

[A.: e a voi sono successi episodi simili, non solo riguardo a molestie sessuali, anche altre forme di discriminazione, guardate per esempio discutendo con un signore albanese questo mi raccontava che un suo collega ogni giorno si presentava con un ritaglio di giornale che riportava notizie di sbarchi, e li ripeteva ogni giorno “oggi sono sbarcati 200 clandestini, oggi ne sono sbarcati altri..” allora questo giuridicamente è difficile da definire come episodio di discriminazione perché questo tizio non faceva nulla di illegittimo, ma voi sapete bene, meglio di me che questo meccanismo sottende un processo di inferiorizzazione dell’altro, se ne sottolinea la distanza e l’inferiorità con il termine clandestino]

[A.: ecco voi potete raccontarmi alcuni episodi del genere?]


[A.: si M. tutto quello che vuoi!]

[A.: scusa se ti interrompo, ma tu mentre facevi questo lavoro avevi anche altri colleghi/e italiani? E per loro valeva la stessa cosa?]


[A.: ma loro lo rubavano all’insaputa del proprietario?]

[A.: non ti preoccupare hai tutto il tempo che vuoi, non ci insegue nessuno!]

[A.: stai parlando di lavoratrici che vivono nella casa della persona a cui prestano servizio?]

[A.: cioè non puoi usare la lavatrice per fare il bucato?]

[A.: questo è un discorso che interessa molto, perché qui stiamo parlando di persone che vivono nella stessa casa, che lavorano e non possono addirittura usare l’acqua calda…]

[A.: cioè se ti regolarizzano è ancora peggio?]

[A.: ma quando tu sei stata assunta ci è stato un accordo esplicito circa le cose da fare? O è stata una contrattazione informale nella quale non avete specificato cosa avresti dovuto concretamente fare?]

[A.: e invece per quanto riguarda il tuo lavoro? Mi puoi raccontare alcuni episodi che ti si sono verificati o di cui sei venuta a conoscenza?]

[A.: ma tu mi dicevi che il bar è di tuo zio non ti sei mai lamentata da lui per questi episodi?]

[A.: e di solito come ti comporti? Lasci perdere o hai reagito in qualche modo?]

[A.: mi hai preceduto cara C., questa è una domanda che io ti avrei fatto, perché quando abbiamo avuto i risultati dei questionari, incrociando le variabili religione professata e percezione della discriminazione, effettivamente molte cristiano-ortodosse hanno detto di sentirsi discriminate, anzi la maggior parte dei discriminati era di religione cristiano-ortodossa ma io credevo che dipendesse da altri fattori, insomma che si trattasse, per usare un lessico sociologico, di una correlazione spuria e invece tu mi dici che comunque ci sono dei meccanismi di discriminazione che poggiano sulla ridicolizzazione delle pratiche religiose.]

[A.: quindi hai riscontrato proprio dei meccanismi di ridicolizzazione?]

[A.: prego]

[A.: sì, sì noi infatti vi stiamo facendo queste domande, perché partiamo dal presupposto, che la discriminazione, soprattutto in ambito lavorativo, non dipende dal fatto di essere italiano più tosto che marocchino o rumeno o ucraino, ma dipende dal fatto che se io ho una forza lavoro resa debole già da un sistema legislativo che è meglio lasciar perdere, lo sapete meglio di me che casino creano i decreti flussi e questa idiozia del contratto di soggiorno, se io la inferiorizzo mediante la discriminazione, queste persone già fasce deboli per legge, diventano ancora più sfruttabili, sono spaventosi gli episodi di quasi segregazione di cui mi avete parlato per le badanti, e in tutto quello che ci dicevate mi colpiva il fatto di una cosa che torna sempre nei vostri discorsi, cioè il fatto che mi dite siamo soli, allora io vorrei chiedervi come pensate di fare fronte al problema dell’essere soli di fronte a questo sistema? Avete mai pensato ad esempio di costituire delle cooperative? o comunque dei meccanismi che mettano i rete i diversi soggetti?]

[A.: ma riguardo si sindacati mi sapete dire se sono attivi, se si muovono sul territorio, se sono dei reali interlocutori dei lavoratori immigrati? ]

[A.: ho qui ho domanda che però dopo quello che mi avete detto mi vergogno un po’ a fare, volevo chiedervi, anche se posso immaginare la risposta, se il vostro attuale lavoro è un lavoro che vi soddisfa o se è invece un lavoro di ripiego]

[A.: R., ci sono altre cose da chiedere o passiamo ad esaminare insieme i dati ottenuti con l’analisi dei questionari?]

[R.: credo che possiamo passare ai dati.]

[A.: allora c’è una cosa che ci colpito leggendo le tabelle, poi in realtà neanche tanto, comunque dai dati è risultato che il 26% degli intervistati si sente vittima di discriminazione mentre svolge il suo lavoro, invece coloro che hanno incontrato difficoltà all’accesso del mercato del lavoro sono stati solo l’8%, detto in altri termini, per i cittadini immigrati la discriminazione si sente di più mentre si svolge il lavoro che nell’accesso, sarebbe come dire che i problemi di discriminazione non sono tanto legati alla ricerca del lavoro ma allo svolgimento. Perché secondo voi?]

[A.: sì ho capito che ti accettano come badante, ma tu che hai un diploma in lingue e parli diverse lingue hai ad esempio provato a vedere di trovare un lavoro come interprete?]

[A.: e a te K. È successo qualcosa del genere o conosci persone a cui è successo?]

[A.: un'altra cosa che è emersa dai questionari è che tra quelli che si sentono maggiormente discriminati c’erano persone provenienti dal continente africano, e qui a brindisi erano praticamente tutti cittadini marocchini, e dall’Europa dell’est (quindi Polonia, Romania, Albania ecc…) secondo voi c’è un motivo particolare perché proprio questi due gruppi si sentono più discriminati?]

[A.: un altro elemento che incideva sulla percezione della discriminazione era il titolo di studio, cioè la maggioranza di coloro i quali si sentiva discriminato aveva un elevato titolo di studio, da cosa può dipendere secondo voi?]

[risate di sottofondo]

[A.: allora vi faccio l’ultima domanda, dai nostri dati è emerso che si sentono più discriminate le donne rispetto agli uomini]

[A.: sì ma secondo voi, nel fatto che le donne si sentano più discriminate incidono le così dette discriminazioni multiple, cioè essere discriminate in quanto donne e non solo in quanto straniere?]

[A.: sì ma sul luogo di lavoro cosa accade? Perché le donne che hanno risposto di sentirsi discriminate, lo hanno fatto facendo riferimento alle discriminazioni subite sul posto di lavoro.]


[R.: tu dici che la donna è più esposta alla discriminazione perché ha più opportunità di essere discriminata e che quindi sulla percezione delle discriminazione incidono anche questi episodi legati alla quotidianità?]

[A.: bene io vi ringrazio della vostra disponibilità e del tempo che ci avete voluto dedicare]

[A.: no, voi non siete utili, siete semplicemente indispensabili!, senza di voi e senza il vostro aiuto non potremmo nemmeno tentare di risolvere i problemi dei quali ci avete parlato, grazie ancora del vostro tempo che tanto gentilmente ci avete concesso.]

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[1] La soggetta a cui è rivolta la domanda attualmente lavora nel campo dell’assistenza e cura delle persone anziane. Torna al testo

[2] La soggetta si riferisce ai colleghi italiani. Torna al testo

[3] La soggetta che parla,  oltre a lavorare nei servizi è una mediatrice linguistica e culturale. L’episodio che riporta è legato a questa sua attività. Torna al testo