Progetto

“La discriminazione etnica nel lavoro pubblico e privato: monitoraggio del fenomeno ed effettivita' delle tutele”

Relazione sui focus group realizzati dall’Unità di Verona

FOCUS GROUP 1 “Lavoratori stranieri”  - Trascrizione degli interventi


 Testimonianza 2

John, industria (lavorazione gomma), cittadino ivoriano          

Questo (della discriminazione) è un problema molto delicato. Nelle aziende non è che la gente……. Io la chiamo ignoranza. E quasi quindici anni che sono in Italia e l’unica cosa che ho notato e che la percentuale della gente intellettuale è molto basso. Quello che crea tutti questi problemi è l’ignoranza. Fino a qualche anno fa nella mia azienda ero l’unico su 109 operai, 109! Ero l’unico nero dentro, immaginatevi ragazzi. Quando arrivo alla timbratura tutti i santi giorni una battuta, non la battuta di offesa. Ma a volte io qua in Italia mi dimentico di essere nero, ma questa battuta me lo fa ricordare. Così mi ricordo che sono diverso dagli altri, anche questo è una forma di discriminazione. E ho detto alla gente (ai miei colleghi), sapete a me mi fate ricordare che sono di colore ogni volta che entro qua in azienda. Lo fanno per fare una battuta, ma uno alla fine si sente un po’ messo da parte. Il livello caratteriale…..il tono della voce è diverso se dicono “dammi il cellulare” a me o a un italiano, con me il tono è più forte e aggressivo, con l’italiano più moderato. E sono colleghi di lavoro, mica il caporeparto.

Quando le cose vanno bene si ride, quando vanno male te sei il bersaglio, ti buttano tutto adesso. Questo pesa, io l’ho vissuto sulla mia pelle. Immaginate 109 operai, l’unico dentro per 5 anni, non era facile. Quando qualcosa non va è sempre lui. (Appena arrivato in questa azienda) Io ero in un reparto dove si lavora su macchine robot, ci sono presse manuali. Lavorano solo anziani lì. Arrivo in questa azienda che è stata aperta 25 anni fa, arrivo e mi guardo intorno per vedere se ci sono altri lavoratori neri. (Gli chiedi) Come va qua, ti appoggi, ma non c’era nessuno. (Lì in quel reparto) È una macchina delicata, non è stato facile l’inizio.

Quando ho cominciato a far funzionare bene la macchina bene, allora qualcosa è cambiato. Mi sono sentito più volte dire dai colleghi che mai si sarebbero immaginati che uno di colore poteva seguire questa macchina. E un’offesa, ma mi fa un po’ piacere sentire queste cose. Quando siamo nel nostro paese e stiamo per partire per tornare in Europa o altri paesi di emigrazione i nostri parenti ci dicono una cosa fondamentale: chi ti da l’acqua da bere è uno zio per te, chi ti da la casa è uno zio per te, chi ti da lavorare è uno zio per te.  Io lavoro con ragazzi italiani che hanno la laurea, vedi che la persona che ha studiato. Hanno un comportamento diverso rispetto a quello che guida sempre il muletto…arriva lì…”buuuuh”, mi fa. Mi fa soffrire. Non so se chiamarlo discriminazione, o (uno si comporta così) perchè non sa tante cose.

         

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